L’albero di kaki miracolosamente sopravvissuto anche se oltre la metà del suo fusto era carbonizzato dopo lo scoppio della bomba atomica: quando l’esperto di botanica Masayuki Ebinuma esaminò l’albero di kaki che era sopravvissuto in quello stato per circa 50 anni, il suo tronco era carbonizzato ed era in procinto di morire. Nonostante ciò, il proprietario dell’albero pregò vivamente che esso ricevesse le cure mediche del caso, sperando che “fosse aiutato perché potesse diventare un divulgatore delle speranze dei suoi genitori deceduti”. Quando il Dott. Ebinuma vide per la prima volta l’albero di kaki, fu estremamente colpito dal fatto che fosse sopravvissuto nonostante fosse stato bombardato nel periodo più delicato per la sua crescita. Inoltre, ebbe come la sensazione che quest’albero, sacrificando se stesso, volesse far capire alle persone gli orrori della bomba atomica.
Fu proprio in quel momento che il Dott. Ebinuma sentì dal profondo del cuore il dovere di salvare quell’albero, come se fosse per lui una missione. Nel maggio del 1994, Ebinuma iniziò a rimuovere completamente dal tronco dell’albero le parti carbonizzate e vi applicò un medicinale. Cercò di rinforzarlo inserendo dei sostegni in acciaio al suo interno e lo ricoprì di uretano. Infine, ne trattò le radici e rese più fertile il terreno. Questo fu il lavoro più grosso. In seguito il dottore si recò più volte a controllare lo stato di salute dell’albero. Con l’arrivo dell’estate spuntarono finalmente molti germogli. Poi fu l’autunno. Ed ecco che quell’albero che all’inizio sembrava dovesse morire da un momento all’altro, produsse molti frutti. L’albero di kaki si era finalmente rimesso in sesto. Il dottore non poté fare a meno di percepire un forte “desiderio di pace” derivato dallo straordinario istinto di sopravvivenza che l’albero di kaki trasmetteva. Giurò a se stesso che, per quell’albero di kaki che si era aggrappato alla vita con tutte le sue forze, avrebbe assolutamente fatto qualcosa per prevenire la guerra, causa di tragedie, e per costruire un mondo in pace. Poiché i sopravvissuti alla bomba di anno in anno diminuivano, Ebinuma, decise di far crescere gli alberi di kaki di seconda generazione dallo scoppio della bomba atomica come vere e proprie vittime, testimoni degli orrori della bomba per costruire un futuro di pace.
“Voglio far conoscere questi alberi di kaki al maggior numero di persone possibile!”. Così raccolse i frutti numerosi cresciuti dal kaki bombardato, estrasse e piantò i semi e la primavera dell’anno successivo germogliarono ben 350 pianticelle di kaki di seconda generazione. Ebinuma si convinse che questi piccoli germogli erano da considerarsi “ambasciatori di pace”. Desiderava che il maggior numero di persone possibile venisse a conoscenza del valore della pace, dell’importanza della vita e di un mondo senza armi nucleari. Così diede inizio ad un movimento atto a far conoscere queste pianticelle ai ragazzi che si recavano a Nagasaki.